mercoledì 13 dicembre 2017





Qelipot/Qliphoth/Qlippoth/ o Kelipot (in ebraico: קליפות 
Letteralmente significa "guscio", ma nel linguaggio idiomatico venne più tardi ad intendere uno "spirito malvagio" o una forza demoniaca.
I mistici ebrei nel Medioevo erano affascinati dalla noce come simbolo di verità. Questa associazione era basata sul Cantico dei Cantici: "Sono sceso nel giardino delle noci". Il guscio esterno e le pellicolee della noce sembravano trovare corrispondenza nel cranio e nei vari tessuti che compongono il cervello. Erano visti come protezioni che impedivano a chi non ne era meritevole di addentrarsi nelle verità più profonde e occulte della sapienza.Questa concezione delle Qliphoth come "strato protettivo" venne trasformata dalla nuova immagine mitica della Kabbalah di Rabbi Luria. Lucia affermava che l'energia creativa, sotto forma di luce divina, veniva inviata in questo mondo dal cuore misterioso della divinità. La luce era contenuta in "vasi". Il mondo emanato, tuttavia, non era sufficientemente puro e santo da poter contenere questa luce, perciò i "vasi" si infransero e le scintille divine andarono disperse. I frammenti dei "vasi" infranti, che sono chiamati Qliphoth, coprono queste scintille di luce; in questa funzione, esse diventano nemici efficaci di coloro che cercano la luce. Nella tradizione popolare, le Qliphoth, diventano tentatrici portando gli esseri umani ad intraprendere azioni malvagie che terranno nascosta la luce divina. La migliore arma delle Qliphoth è il senso di colpa, più ci si sente ossessionati dal senso di colpa, meno siamo in grado di vedere le scintille di luce divina che si diffondono ovunque e attraverso tutti i mondi.

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