domenica 24 dicembre 2017






Gli Spiriti Buoni e le Potenze angeliche della Luce sono più potenti degli Spiriti Caduti delle Tenebre; questi, come punizione, sono stati obbligati al servizio degli Iniziati alla Magia della Luce (questo lo afferma anche il Corano); come conseguenza, tutti i fenomeni materiali sono prodotti solitamente dagli Spiriti Cattivi sotto ordine degli Spiriti Buoni: Ogni volta che gli Spiriti maligni sfuggono all'attenzione degli Spiriti Buoni, non vi è azione malvagia che essi non si affrettino a compiere come vendetta; così, piuttosto che obbedire all'uomo, essi cercano di renderlo loro servo, inducendolo a stipulare patti e accordi con loro; a questo scopo, essi ricorderanno ad ogni mezzo per ossessionarlo. Al fine di non incappare in questo, è necessaria la massima forza di volontà, purezza di spirito, di intenti e di autocontrollo da parte dell'uomo. Questo si può ottenere con la massima auto ab negazione su ogni piano. L'uomo è la natura mediana fra Angeli e Demoni, così che ogni uomo è legato sia ad un Angelo Custode sia a un Demonio Malevolo, e anche ad altri spiriti, in modo che sia lui stesso a dare la vittoria a chi desidera. Al fine di controllare dell'Inferiore e del Male, è necessaria la conoscenza del Superiore e del bene (nel linguaggio teosofico diremmo la conoscenza del Sé Superiore.

venerdì 22 dicembre 2017






Il mondo è per Ermete, un animale ragionevole ed immortale, mentre l'uomo è un animale ragionevole, ma mortale; vale a dire, corruttibile, che può subire corruzione. "Infatti" come dice Ermete "essendo il mondo immortale è impossibile che qualcheduna parte delle sue parti perisce, e la parola morte è vana. E come il vuoto, così il morire, non si trova in nessun luogo. Perciò noi non diciamo che, quando l'anima e il corpo dell'uomo si separano, qualche cosa dell'uno e dell'altro perisca o ritorni nel nulla.. Questo discorso può essere fatto anche a proposito delle bestie e di qualunque altra cosa; la sopravvivenza dell'anima umana può dunque essere paragonata a quelle delle molecole e delle cellule del suo corpo; e l'uomo è un essere mortale in quanto che dinanzi a lui si presentano alla morte del corpo varie possibilità. In tutti i casi vi è la parte suprema della coscienza, di solito nemmeno percepita dall'uomo, che non subisce variazioni e disgregazioni". La mente, che è la parte elevata, non è mai dannata, ma lasciando i suoi associati alla loro punizione, essa ritorna salva alla sua origine. Quanto allo Spirito, chiamato da Plotino, Anima razionale, essendo libero per natura è lasciato aderire all'una o all'altro; se rimane unito alla parte superiore, esso alla fine si unisce a "Dio"; se si deprava o perde merito, diventa un cattivo demone. Tutte le passioni, sensazioni e ricordi, questi restano con l'anima quando si sia liberata del corpo.
"La mente" dice Agrippa " poiché viene da Dio, ossia dal mondo Intelligibile, è immortale ed eterna; ma l'eidolon che esce dal grembo della materia e dipende dalla natura sub lunare, è soggetto alla morte e alla corruzione. L'anima dunque è immortale per la sua mente, longeva per mezzo del suo veicolo eterico, ma risolubile a meno di non essere restaurata nel veicolo di un altro corpo; essa non è dunque immortale senza l'unione con la mente immortale; l'eidolon o anima sensibile e animale, essendo tratta dal grembo della materia, perisce insieme al corpo quando questo si risolve, oppuree resta come "ombra" per un certo periodo di tempo e non partecipa affatto dell'immortalità a meno che essa non si unisca alla più sublime potenza. Quell'anima che si è unita alla Mente si chiama Anima Stabile e non caduca (Stans ae non cadens; ma non tutti gli uomini pervengono alla mente (Mens adepti sunto) e quelli che trascurano ciò, privati della mente, schiavi delle passioni e dei sensi corporei, simili agli animali irragionevoli, hanno lo stesso genere di morte, come Salomone affermò nell'Ecclesiaste: "La morte degli uomini e degli animali è la medesima" Tutti respirano allo stesso modo e non c'è superiorità dell'uomo sulla bestia. Per questi, l'unica speranza sarebbe la resurrezione come afferma l'ortodossia cristiana.





Demone, dal greco antico δαίμων, dáimōn, «essere divino» , un essere che si pone a metà strada fra ciò che è divino e ciò che è umano, con la funzione di intermediario tra queste due dimensioni. Oggi ci soffermeremo su quelli buoni.
Nello stesso modo che ogni nazione è posto sotto il dominio di una specifica stella che influisce su di esso più delle altre e lo governa influenzandolo dall'alto così è per ogni creatura. Fra le gerarchie supereresti ci sono intelligenze unite a spiriti e demoni di ordine inferiore, nella Bibbia vengono chiamati "Figli di Elohim Sabaoth" vale a dire i figlio del Dio degli Eserciti. Le guerre, le distruzioni, i cataclismi dei popoli sono sempre PRECEDUTI da guerre in cielo fra questi spiriti, come è scritto in Isaia: "Il Dio degli Eserciti passerà in rassegna le falangi celesti in cielo e le armate dei re sulla terra". Se volete approfondire ulteriormente vi invito a leggere il libro del profeta Daniele in cui si parla di conflitti collegati anche al "Tempo della fine". Ci sono spiriti e demoni di ogni sorta, ma i più poderosi appartengono allo stesso ordine che domina la ragione (altri sono come bestie irragionevoli).
Gli antichi insegnavano che dovrebbe essere nostro compito scoprire la natura del nostro genio tutelare tramite la posizione dei pianeti e delle stelle nel giorno della nostra nascita. Porfirio cerca la conoscenza del genio tutelar nella stella che domina la nascita; i Caldei nel Sole e nella Luna solamente; gli Ebrei da un punto cardinale nel cielo ecc.. Questa ricerca è assai faticosa e non sempre porta a risultati essendo un arte molto "occulta", allora sarebbe bene scoprire la natura del genio facendo attenzione e ricordando a quando eravamo molto piccoli, quando non eravamo ancora inquinati dagli altri e da pensieri profani; egli allora ci conduceva e ci persuadeva a ciò che la nostra stella inclina...
DEI NOSTRI ANGELI CUSTODI
Secondo cabalisti, sapienti dell'antichità, ogni uomo possiede tre demoni buoni per aiutarlo: L'uno è sacro, uno gli viene dalla nascita e il terzo dalla professione. Il demone sacro, non proviene dagli altri, ma da una Causa superiore, l'Eterno degli spiriti che l'assegnato all'Anima nel momento della sua discesa. E' il demone che inclina sempre verso il bene, verso i giusti pensieri; se siamo individui molto meritevoli possiamo arrivare a percepirne la presenza al punto che possiamo conversare con lui in modo da ottenere un livello di perfezione superiore. Questo Demone può aiutarci anche sventando destino avverso; ci soccorre per mezzo di visioni e di sogni.
Il secondo demone è quello della nascita, che si chiama anche genio, e deriva dalla posizione degli astri che hanno presieduto alla nascita; egli ha cura di guidare l'uomo a compiere la missione che gli è stata affidata dalle potenze celesti.
Il demone della professione è dato dagli astri che presiedono alle diverse attività lavorative umane. Tale demone si cambia con il cambiare della professione e diventa sempre più degno a seconda della dignità del nostro lavoro. 
Gustave Doré, Giacobbe lotta con l'Angelo.

giovedì 21 dicembre 2017




Secondo la tradizione ci sono nove ordini di demoni maligni contrapposti ai nove ordini angelici. Il primo ordine è quello degli Pseudothei, falsi dei, così chiamati perché usurpano il nome di Dio, esigono adorazione e sacrifici, come quel demone che disse a Cristo: "Se m'adorerai, e ti prostrerai ai miei piedi, ti concederò tutto ciò che vedi". Il loro principe è colui che disse: "Io m'eleverò sopra le nubi e sarò simile all'Altissimo"; fu chiamato Beelzebub, il cui vero significato è "Vecchio Nume".
A seguire ci sono gli Spiriti di menzogna, il loro principe è il famoso serpente Pitone, le cui sacerdotesse sono le pitonesse; questi sono gli Spiriti che si intrufolano nelle divinazioni e illudono umani con false predizioni.
Il terzo ordine è detto "Vasi d'Iniquità" o "Vasi d'Ira" volti sempre al male come quel demone, Theutus, di cui parla Platone, come un istruttore per i giochi d'azzardo. Di questi parla anche Giacobbe nella Genesi a proposito di Simeone e Levi: "I vasi d'iniquità stanno nei loro recenti; occorre che l'anima mia rifugga dalla loro vicinanza. Il Salmista li chiama "Vasi di Morte"; il loro capo è Belial, che significa senza freno o disubbidiente; questo è nominato in un famoso passo del Nuovo Testamento: "Come accordare Cristo con Belial?"
In quarto ordine vengono i "Vendicatori dei delitti" con a capo Asmodeo, che significa "Colui che esegue il giudizio".
In quinto ordine stanno i Prestigiatori, contraffatori dei miracoli, ingannatori dei popoli. Il loro principe è Satana, di cui è scritto nell'Apocalisse che "sedusse il mondo".
In sesto ordine ci sono le "Potenze dell'aria", spiriti maligni che si mescolano nell'aria, ai fulmini, portatori di pestilenze. Hanno la facoltà secondo l'Apocalisse di "nuocere al mare e alla terra"; il loro capo ha nome Meririm, il Demone del Mezzodì. Il settimo ordine è composto dalle Furie, quei demoni che seminano discordie, guerre, desolazione e saccheggi. Il loro principe è chiamato nell'Apocalisse col nome di Apollion e in ebraico Abaddon, sterminatore o devastatore.
In ottavo luogo stanno i "Criminali o Esploratori", che hanno per duce Astaroth, lo spione, il calunniatore che nell'Apocalisse è visto come "Accusatore dei nostri fratelli al cospetto di Dio". In ultimo ci sono i Tentatori o Insidiatori, di cui ognuno segue un uomo, alcuni li chiamano Cattivi Geni; il loro capo è Mammone che vuol dire cupidità.





La Tentazione di Cristo, Duccio di Buonisegna



Nello stesso modo che l'armonia del corpo è basata sulle misure e sulla giusta proporzione delle membra, così l'armonia dello spirito si basa sull'equilibrio del temperamento e sulla concupiscenza, sull'irascibilità e la ragione. Quando un'anima è proporzionata e unita ad un corpo ugualmente proporzionato, ne risulterà un uomo che possiamo definire "felice". Brevemente potremmo dire che l'armonia dell'anima dovremmo cercarla alle fonti da cui essa proviene, vale a dire nei corpi e nelle sfere celesti; dovremmo conoscere quali forze spirituali corrispondono a ciascun pianeta: La Luna governa le forze del crescere e del diminuire; Mercurio la forza fantastica e l'ingegno; Venere la facoltà della concupiscenza; il Sole quella vitale, Marte quella impulsiva; Giove quella naturale e Saturno ogni virtù passiva e ricettiva. La Volontà sarà un Primo Mobile che comanda a queste potenze e che è congiunta all'Intelletto superiore; nondimeno l'Intelletto non la fa agire e la Volontà rimane Padrona delle sue azioni, da ciò proviene tutto quello che detto sul Libero Arbitrio; essa tende naturalmente al bene che le conviene, ma tuttavia, accecata dall'errore e dall'impulso animale, sceglie di fare il male reputandolo un bene. Per questo motivo, il Libero Arbitrio è definito una facoltà dell'intendimento e della volontà, mediante il quale si sceglie il bene se si è assistiti dalla "grazia", che alcuni chiamano Amore o Carità, o si sceglie il male, se privati di "grazia" (potremmo chiamarla anche Illuminazione forse?).
L'Anima ha anche corrispondenza con la terra (sensi), con l'acqua (immaginazione), con il cielo (intendimento).
Gli antichi sapienti, conoscendo che le disposizioni delle anime e dei corpi erano basate sulla diversità delle complessità umane, si sono serviti della musica e del canto per curare e ristabilire la salute corporale (benché oggi, con la porcheria che si ascolta, ci si possa ammalare); infatti, l'armonia musicale può allontanare anche gli spiriti molesti e cattivi poiché essi non possono sopportare gli accordi armoniosi, contrari alla loro natura e li fuggono. Così Davide poté con la sua arpa calmare i furori del re Saul posseduto da uno spirito maligno; sopra questo fondamento gli antichi ne trassero musiche e canti sacri.
Guercino 
Davide e Saul.



L'opinione dei filosofi sulla Trinità
I platonici racchiusero tre persone nella divinità, chiamando la prima, il Padre dell'universo, la seconda, il Figlio o Primo Pensiero (Microbio) e la terza, lo Spirito Santo o Anima del mondo; Virgilio la chiama Spirito e canta:
“Principio caelum ac terras camposque liquentes,
Lucentemque globum lunae Titaniaque astra
Spiritus intus alit, totamque infusa per artus,
Mens agitat molem et toto se corpore miscet”
(E il cielo e la terra e la distesa del mare e il luminoso globo della luna e l’astro solare muove e avviva dall’interno lo spirito, e infusa in tutte le parti del mondo la mente agita l’universa mole, commista profondamente alla sostanza del cosmo).
Plotino e Filone insegnano che il Figlio è il Primo Pensiero, cioè la comprensione divina che procede dal Padre, come la Parola dalla bocca di una persona che parla, o come la Luce di un'altra Luce. Perciò si affermò (Vangelo di Giovanni 1:1) che il Verbo è lo splendore di Dio Padre, la Piena Intelligenza, la Perfetta Sua Immagine; anche Ermete lo chiamano Verbo e Parola, Platone, il Figlio di Dio Padre, Orfeo Pallade uscita dalla testa di Giove, vale a dire, la Saggezza. Nell'Ecclesiaste di re Salomone è detto: "Son Io (la Saggezza) che sono uscito dalla bocca dell'Altissimo, creatura primogenita innanzi a tutte". Giambico dice che il Figlio s'identifica col Padre, formando essenzialmente Un solo Dio, Padre e Figlio di se stesso, Ermete nel suo Asclepio dice: " Il mio Signore e Padre mio ha generato un altro pensiero costruttivo; e nel Pimandro: "L'uomo figlio di Dio è l'autore della rigenerazione per volontà dell'Unico Dio" E lo chiama, il Dio ricolmo della fecondità di entrambi i sessi. Apileio, seguendo la teologia orfica, ha affermato: "Giove, che ignora la morte, è maschio e femmina. Plutarco descrive Dio come uno spirito intellettuale e igneo, che, privo di forme, ma che si trasforma in tutto quanto Egli voglia rendendosi simile ad ogni cosa. Il Deuteronomio di Mosè dice che è un Fuoco Divoratore; Zoroastro afferma pure che ogni cosa è generata dal fuoco; Platone afferma che Dio vive dentro un'essenza ignea; in Omero troviamo che l'etere è il reame di Giove: "Giove oscura le nubi e regna nell'etere". Perciò il Padre, il Figlio e lo Spirito di fuoco sono le famose tre persone. E dunque Iddio, da cui procedono tutte le cose, in cui sono tutte le cose, per cui esistono tutte le cose: Perché dal Padre come una prima sorgente emanano tutte le cose; nel Figlio, sono collocate tutte le cose; nello Spirito Santo, tutte le cose sono esplicate e distribuite. Amen.
Guido Reni, Trinità.



Sulle emanazioni divine, chiamate anche Numerazioni, Attributi, chiamate "Dei" dai pagani, le dieci Sephirot o dieci Nomi sacri di Dio.
Benché Dio sia di Una essenza in tre persone, in Lui ci sono numerose "emanazioni", che i filosofi pagani hanno chiamato "Dei", gli Ebrei le chiamano anche Numerazioni e noi, Attributi.
Orfeo chiama la Saggezza, Pallade l'Intelligenza, Mercurio; la produzione della forma, Saturno; la forza procreatrice, Nettuno; l'Amore, venere ecc... e dice: Giove, Pluto, febo, Dionisio non sono che Uno perché in tutti non v'ha che un solo dio". Anche Mosè afferma: "Ascolta Israele, Il Signore tuo Dio, è Uno". Questo dimostra che i filosofi pagani onoravano un solo dio sotto nomi differenti e sotto entrambi i sessi.
Plinio afferma: "I mortali sovraccarichi di angustie hanno voluto da una sola divinità trarne parecchie, in modo di riceverne da ciascuna particolari determinati favori" Così chi aveva bisogno di fede, invocava Giove; s'invocava Apollo, abbisognando di provvidenza; Minerva, chi avesse defunto la saggezza; e così via si chiedevano in altre cose sotto nomi particolari delle divinità; tuttavia non v'ha che un Dio, dispensatore sovrano di tutte le grazie e tutte le cose".
Apuleio, nel suo libro del Mondo, dice: "Non v'ha che un dio, che una divinità sola, a cui si danno più nomi per la moltitudine degli aspetti che assume sotto forme diverse".
Chi indagherà a fondo gli Inni Orfici si accorgerà che non sono diversi dagli scritti cabalistici e dalla vera fede ortodossa. Dionigi le chiama "Potenze"; i cabalisti parlano di dieci Nomi divini principali, parti della divinità, i quali, attraverso dieci numerazioni o Sephirot, influiscono e agiscono su tutte le creature a partire dalle superiori.
Il primo nome è EHEYE, il Nome dell'essenza divina nella sua più perfetta semplicità; la sua Sephira è Kether, Corona o Diadema; questa è Dio-Padre che agisce attraverso il Primo Mobile, elargisce l'esistenza a tutte le cose riempiendo l'universo per tutta la circonferenza e il centro; gli si attribuiscono i Serafini, la sua Intelligenza è chiamata Metatron, il Principe degli aspetti divini che ha come compito introdurre alla presenza del Re.
Il secondo è YOD o Tetragrammaton unito a YOD, la sua Sephira è Cochma, Sapienza, la Prima generata, anche detta il Figlio; influisce attraverso l'ordine dei Cherubini, che gli Ebrei chiamano Orphanim "Ruote" che creano tante immagini quante idee contiene in sé, districando il caos o confusione delle creature con l'aiuto di Raziel, la sua Intelligenza è Raziel.
Il terzo Nome è Tetragrammaton ELOHIM, Sephira Dinah, vale a dire Intelligenza; s'applica allo Spirito Santo e influisce tramite i "Troni", Aralim in ebraico, Angeli grandi e forti; la sua intelligenza è Zaphkiel e Iophiel.
SOTTO di tutto ciò, si trovano le Emanazioni chiamate "Operative"
Il quarto Nome è EL, Sephira Chesed, Clemenza, Grazia, Misericordia a cui corrispondono le Intelligenze dette "Dominazioni", Hashalim in ebraico; questa Sephira forma le immagini dei corpi, la sua intelligenza, Zadkiel.
Il quinto Nome è ELOHIM GIBOR, Deus Robustus Puniens Colpas Improborum; Iddio forte punitore delle colpe dei malvagi; Sephira, Geburah; si riferisce al tribunale divino, alla spada, alla guerra; agisce tramite le "Potenze" che gli Ebrei chiamano Seraphim, sfera di Marte; la sua intelligenza è Camael.
Il sesto Nome è ELOHA, Tippheret, Bellezza, Ornamento; agisce attraverso l'ordine delle "Virtù", in ebraico, Malachi, Angeli; la sua intelligenza è Raphael e Peliel.
Il settimo Nome è Tetragrammaton Sabaoth, Dio degli Eserciti; Sephira Nezach, Trionfo; influisce tramite i "Principati" che gli Ebrei chiamano Elohim, Dei, sfera di Venere; essa produce i vegetali; intelligenza Haniel, l'Angelo Gerviel.
L'ottavo Nome è ELOHIM SABAOTH, Nume delle armate; Sephira Hod; ordine, Arcangeli, i BNE Elohim degli Ebrei, Figlio di Dio; la sua sfera è Mercurio, la sua Intelligenza, Michele; questa Sephira è collegata alla produzione degli animali; la sua Intelligenza, Michael.
Il nono Nome è SADDAY, Onnipossente; Sephira Yesod, Fondamento; ordine degli Angeli Cherubim; la sua sfera è la Luna che indica l'accrescimento e il decadimento di ogni cosa; ripartisce gli Angeli Custodi; la sua Intelligenza Gabriel.
Il decimo Nome è ADONAY MELECH, Signore o Re; Sephira Malchut, Impero, Tempio, Casa di Dio; influisce tramite l'ordine delle Anime Betate, che gli Ebrei chiamano Issim, Eroi, Principi; l'ordine è presieduto da Metatron.

sabato 16 dicembre 2017






Salmo 91




[1] Tu che abiti al riparo dell'Altissimo 
e dimori all'ombra dell'Onnipotente, 

[2] dì al Signore: "Mio rifugio e mia fortezza, 
mio Dio, in cui confido". 

[3] Egli ti libererà dal laccio del cacciatore, 
dalla peste che distrugge. 
[4] Ti coprirà con le sue penne 
sotto le sue ali troverai rifugio. 

[5] La sua fedeltà ti sarà scudo e corazza; 
non temerai i terrori della notte 
né la freccia che vola di giorno, 

[6] la peste che vaga nelle tenebre, 
lo sterminio che devasta a mezzogiorno. 

[7] Mille cadranno al tuo fianco 
e diecimila alla tua destra; 
ma nulla ti potrà colpire. 

[8] Solo che tu guardi, con i tuoi occhi 
vedrai il castigo degli empi. 

[9] Poiché tuo rifugio è il Signore 
e hai fatto dell'Altissimo la tua dimora, 

[10] non ti potrà colpire la sventura, 
nessun colpo cadrà sulla tua tenda. 

[11] Egli darà ordine ai suoi angeli 
di custodirti in tutti i tuoi passi. 

[12] Sulle loro mani ti porteranno 
perché non inciampi nella pietra il tuo piede. 

[13] Camminerai su aspidi e vipere, 
schiaccerai leoni e draghi. 

[14] Lo salverò, perché a me si è affidato; 
lo esalterò, perché ha conosciuto il mio nome. 

[15] Mi invocherà e gli darò risposta; 
presso di lui sarò nella sventura, 
lo salverò e lo renderò glorioso. 

[16] Lo sazierò di lunghi giorni 
e gli mostrerò la mia salvezza. 



St. Michael Expelling Lucifer and the Rebel Angels - Rubens, Peter Paul 

venerdì 15 dicembre 2017




Il centro dell'alchimia, comunque la si concepisca, rimane sempre òa trasmutazione dei metalli, considerata come la cosa più alta e nobile. Anche per gli alchimisti mistici, l'oro costituisce il centro o il fine dell'"Opera" come simbolo del più alto stadio morale e spirituale. Senza questa premessa non vi è alchimia. Ma proprio questa premessa, questa concezione dello status dell'oro, difficilmente si concilia con la simbologia cabalistica. Infatti, nella Kabbalah, l'oro NON è affatto il simbolo dello stadio più alto. L'intera letteratura cabalistica - centinaia e centinaia i testi e di compilazioni di simboli presenti nei manoscritti - è su tale punto UNANIME. l'ARGENTO è il simbolo della parte destra, del maschile dispensatore della grazia e dell'amore (bianco, latte); l'ORO invece è il simbolo della sinistra, del femminile, del rigore e del giudizio (rosso, sangue e vino).
Gershom Scholem
Alchimia e Kabbalah

mercoledì 13 dicembre 2017





Qelipot/Qliphoth/Qlippoth/ o Kelipot (in ebraico: קליפות 
Letteralmente significa "guscio", ma nel linguaggio idiomatico venne più tardi ad intendere uno "spirito malvagio" o una forza demoniaca.
I mistici ebrei nel Medioevo erano affascinati dalla noce come simbolo di verità. Questa associazione era basata sul Cantico dei Cantici: "Sono sceso nel giardino delle noci". Il guscio esterno e le pellicolee della noce sembravano trovare corrispondenza nel cranio e nei vari tessuti che compongono il cervello. Erano visti come protezioni che impedivano a chi non ne era meritevole di addentrarsi nelle verità più profonde e occulte della sapienza.Questa concezione delle Qliphoth come "strato protettivo" venne trasformata dalla nuova immagine mitica della Kabbalah di Rabbi Luria. Lucia affermava che l'energia creativa, sotto forma di luce divina, veniva inviata in questo mondo dal cuore misterioso della divinità. La luce era contenuta in "vasi". Il mondo emanato, tuttavia, non era sufficientemente puro e santo da poter contenere questa luce, perciò i "vasi" si infransero e le scintille divine andarono disperse. I frammenti dei "vasi" infranti, che sono chiamati Qliphoth, coprono queste scintille di luce; in questa funzione, esse diventano nemici efficaci di coloro che cercano la luce. Nella tradizione popolare, le Qliphoth, diventano tentatrici portando gli esseri umani ad intraprendere azioni malvagie che terranno nascosta la luce divina. La migliore arma delle Qliphoth è il senso di colpa, più ci si sente ossessionati dal senso di colpa, meno siamo in grado di vedere le scintille di luce divina che si diffondono ovunque e attraverso tutti i mondi.

lunedì 11 dicembre 2017



"Un uomo si rivela veramente nel momento dell'ira", questa massima nello Zohar assume un significato mistico e serve per penetrare nella parte più segreta del Cosmo. Il momento dell'ira è infatti è un delicato punto di passaggio tra puro e impuro. Sì, è vero che esiste uno sdegno benefico, la cosiddetta "ira dei saggi", che brucia nel cuore dei sapienti, ma chi si abbandona alla violenza tradisce, per i cabalisti, la natura divina della propria anima e diventa preda del Sitra ahtra, la parte demonica e oscura dell'emanazione. Arrendersi a questo tipo di ira equivale a rinnegare il culto lecito, per consacrarsi ad un "Dio straniero". L'impurità che ne deriva è del tipo peggiore perché macchia per sempre l'anima.. Lo Zohar afferma che l'uomo è formato da soffio vitale, spirito e anima, ma l'anima è data per conoscere e osservare i precetti del Santo dei Santi; se quell'anima viene condotta ad un altro culto, questo la rende impura, così che esce dal culto legittimo. Queste tre forze, soffio vitale, anima e spirito partecipano insieme e sono una cosa sola. Un uomo si conosce veramente nel momento dell'ira e si capisce chi sia. Se custodisce la sua anima nel momento dell'ira e non la sradica dal suo luogo, quello è un uomo come si deve, un uomo completo. Ma se l'uomo non è capace a dominarsi è come se estirpasse la santità dalla sue sede per stabilirvi al suo posto l'"altra parte", in questo caso lo Zohar afferma che è proibito essere amico di un tal uomo. A questo si riferisce Giobbe in 18:4: "O tu, che laceri la tua anima nel furore" egli lacera e sradica la sua anima per via del furore e stabilisce dentro di sé un "Dio estraneo". Riguardo a ciò è scritto: "State in guardia dall'uomo nelle cui narici non c'è che un soffio". Chi gli si accompagna è come se si unisse all'idolatria. Per quale motivo? Perché l'idolatria dimora in lui concretamente; che cosa è scritto a proposito del "Dio estraneo"? "Non volgetevi agli idoli" Lev. 19:4.
C'è anche l'ira dei saggi. L'ira dei saggi è buona sotto tutti gli aspetti.

sabato 9 dicembre 2017



VANITAS VANITATUM 



Parole dell'Ecclesiaste, figlio di Davide, re di Gerusalemme: "Vanità delle vanità" dice l'Ecclesiaste, "vanità delle vanità, tutto è vanità". Ecclesiaste 2:2

La parola tradotta "vanità" ricorre cinque volte, due delle quali al plurale. Il plurale indica almeno due, quindi un totale di sette. Le sette vanità menzionate dall'Ecclesiaste corrispondono ai sette mondi di cui ognuno fa esperienza. All'età di un anno l'uomo è come un re, coricato in una culla ben coperta, abbracciato e baciato da tutti. A due, tre anni, è come un porco che fruga nelle cloache. A dieci salta qua e là come una capra. A venti è come un cavallo che nitrisce; si agghinda e cerca moglie. Sposato, è simile ad un asino che porta un pesante carico. Essendo poi divenuto padre di bambini, diviene rabbioso e animoso come un cane per procurare da mangiare. Divenuto vecchio, è piegato come una scimmia.